Intervista Giacomo Lodovici
Nella prossima intervista diamo la parola a Giacomo Lodovici – karateka da circa 20 anni, cintura nera IV° dan e assistente istruttore Fikta – il quale esprime il suo punto di vista, pieno di concetti e valori interessanti da leggere.
Quale è la prima idea o considerazione che una persona dovrebbe avere pensando al karate ?
Innanzitutto il Karate è un’arte marziale, che è stata tramandata dai Samurai ed è una disciplina fisica e morale a cui dedicarsi con tutto il proprio essere. Tutt’ora nel nostro Dojo viene vissuto ed insegnato il Karate secondo gli antichi principi, come testimoniano la durezza dei nostri allenamenti. L’idea che una persona non praticante dovrebbe avere del Karate è di una disciplina che attraverso la sua pratica costante si costruisce il miglioramento del proprio fisico, della propria mente e dello spirito. Il Maestro Shirai ci ricorda sempre “Shin Gi Tai” cioè Mente, Tecnica e Corpo nello stesso momento durante la realizzazione di una tecnica di Karate.
Con i ritmi frenetici che oggi la vita quotidiana propone, il karate può essere un modo per prendere consapevolezza di se e per capire cosa stiamo facendo ?
Certamente. La filosofia orientale, a differenza di quella occidentale, è caratterizzata dal –qui e ora– che significa pensare al presente, unica nostra certezza, e a ciò che si sta facendo in un determinato istante. Questo ci insegna a vivere l’attimo, dando significato e valore al momento che stiamo vivendo, che se anche non ci piace, deve essere vissuto nella sua interezza per superare i propri limiti. La pratica del Karate, in particolare attraverso l’esecuzione dei Kata, ci insegna proprio questo aspetto, che personalmente mi ha sempre aiutato nella vita lavorativa e personale.
Quali sono i primi tre valori, secondo te, che dovrebbe avere un atleta che pratica karate ?
Secondo me ce ne sono più di tre….direi che almeno cinque bisogna citarli e sono i cinque principi del Dojo-Kun. Sicuramente un praticante di Karate deve essere Sincero verso se stesso e gli altri percorrendo la via della Perfezione in tutti gli aspetti della sua vita lavorativa, personale ed interpersonale. Deve agire con Rispetto verso la Natura, gli esseri viventi e verso la proprio persona mantenendo Autocontrollo e Disciplina impeccabili.
Si dice spesso che il peggior nemico che abbiamo siamo noi stessi. In che modo il karate può aiutare a migliorare il nostro io ?
I nostri limiti e pregiudizi, le nostre paure e ansie legati alle preoccupazioni quotidiane sono i nostri peggiori nemici (e questo periodo di pandemia ci ha mostrato in maniera brutale quanto siamo fragili). L’intensità e la durezza degli allenamenti di Karate ci insegnano a saper affrontare noi stessi, a guardare il nostro io con tutti i suoi difetti e pregi, cercando di migliorare il nostro carattere e la nostra persona giorno dopo giorno. Mi ricordo ancora l’ansia che ho percepito da adolescente al mio primo campionato italiano di Karate prima di salire sul tatami; tuttavia, quando è stato il momento della prova ho cercato di calmare le mie emozioni facendo al meglio quello che sapevo fare. Questa esperienza mi ha insegnato tanto, non solo a come dominare me stesso nelle gare successive, ma soprattutto a come saper affrontare le sfide che la vita mi ha proposto e mi propone tutti i giorni.
Anche se siamo una piccola realtà, insegnare karate è un fatto di enorme responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Come vivi e gestisci la tua posizione di istruttore di karate ?
Sono ancora giovane ma è già 24 anni che pratico Karate quindi cercare di vivere secondo i principi di questa arte marziale comincia ad essere parte di me. Questo non significa che io sia arrivato, anzi, sono sempre più consapevole che tanto ancora devo imparare perché la via della perfezione è ancora lunga. Quando, a volte, sono chiamato ad insegnare Karate nel mio Dojo sento sempre una grande responsabilità per cercare di tramandare ciò che ho appreso, sia nella tecnica che nello spirito. Un giorno mi piacerebbe diventare Maestro di Karate come mio padre e come Renato Pinto, tuttavia sento che ancora la strada è lunga e tanto ho ancora da apprendere e dimostrare.
Nel karate esiste anche il combattimento. Essere davanti ad un altro atleta che vuole batterti non è semplice, per nessuno. Quali sensazioni e quali pensieri si manifestano nella testa dell’atleta prima del combattimento ?
Per combattimento credo tu intenda sia Kumite che Bunkai. Ad ogni modo, non è semplice saper gestire le proprie emozioni di fronte ad un avversario. Quando si comincia a pensare se si può vincere, alla forza dell’altro e a come cercare di colpirlo, si viene colpiti e si perde. L’unico modo per riuscire a cavarsela è imparare a dominare se stessi, percepire ciò che l’avversario farà, e anticiparlo oppure muoversi di conseguenza. Questo avviene con tanti anni di pratica e di esperienza. Mi ricorderò sempre ciò che mi disse il Maestro Pinto durante i miei primi combattimenti di Karate: “l’unico modo di imparare a parare un pugno, è prendere un pugno”. Effettivamente è un metodo abbastanza brutale ma è molto efficace e, solo se vinciamo questa paura riusciremo a controllare nostre emozioni e spingerci oltre i nostri limiti.
Mente e corpo: entità separate o unite? Cosa ne pensi a riguardo ?
Corpo mente e tecnica sono entità unite della persona e devono essere coinvolte nello stesso momento durante l’esecuzione della tecnica, di un Kata o di un colpo sferrato all’avversario. Dopo tanti anni di pratica, una tecnica come lo giacozuky, ad esempio, non può essere eseguito come fa un principiante ma ci deve essere la consapevolezza di tutto il proprio spirito e la propria persona in modo tale da avere un colpo devastante.
Karate No Shugyou Wa Issho De Aru: il karate si pratica tutta la vita. Che ne pensi, a parole tue, di questa affermazione e che spiegazione puoi dare ?
Questa è una domanda con difficile risposta. Penso, però, che praticare Karate per tanti anni a certi livelli e nel modo in cui noi pratichiamo sia un’esperienza di vita forte, che lascia un segno profondo nello spirito di ogni atleta, il quale porta con se ed applica in ogni situazione della propria vita ciò che ha imparato nel Dojo.