Due parole con…Giacomo – cintura nera III° dan
1. Quali sono per un principiante, secondo te, alcuni fattori fondamentali a cui deve prestare attenzione ?
I fattori fondamentali sono essenzialmente due: la voglia di imparare e la fiducia piena nel maestro. Con voglia di imparare intendo che il principiante deve essere disposto alla fatica perchè con la pratica costante e “testarda” le tecniche diventeranno naturali, ma questo richiederà tempo e tanta dedizione. Il principiante (e anche la cintura nera) non devono mai accontentarsi, devono sempre essere alla continua ricerca della perfezione (o del miglioramento) del gesto; la mente del principiante deve essere come uno specchio d’acqua: riflettere esattamente il movimento del maestro. La fiducia verso il maestro deve essere piena e totale; solo allora l’allievo riuscirà ad ottenere il massimo da ogni allenamento. Considerazione molto importante è che il principiante non deve essere mosso dal desiderio di combattere o dal voler fare a cazzotti in una rissa, ma deve avere il desiderio e la pazienza di controllare il proprio corpo, imparare a sviluppare una forza fisica e interiore che, solo in caso estremo, possa essere usata nel miglior modo possibile, non per offendere ma per difendere.
2. Quali sono, se ci sono, le tue tecniche preferite e quale kata preferisci eseguire rispetto ad altri e perché ?
Diciamo che non ho mai pensato a tecniche preferite rispetto ad altre perchè ogni tecnica ha la sua importanza, la sua efficacia e può essere utilizzata in modo diverso a seconda delle situazioni. Tuttavia, ultimamente, mi stanno piacendo molto le tecniche a mano aperta , forse perchè le ho allenate di meno rispetto ad altre, ma sto capendo che se usate nel modo giusto possono essere molto efficaci ( l’allenamento con il makiwara è fondamentale in questo).
Mi piace molto eseguire tutti i kata superiori perchè ognuno ha un ritmo diverso e se eseguiti secondo la giusta dinamica, esaltano emozioni diverse in chi li esegue e anche in chi osserva: i kata, se eseguiti con il ritmo giusto, sono anche belli da vedere.In particolare, mi piace sochin perchè è un insieme di cambi di ritmo, espressione di potenza, precisione e armonia. Ritornando al discorso delle emozioni, come tu ben sai, a me piace molto fare kumite (combattimento libero) perchè ti rendi conto, con l’allenamento e l’esperienza, di possedere una carica e una energia che non pensavi di avere
3. In qualità di assistente istruttore cosa cerchi di trasmettere agli allievi durante l’allenamento ?
L’assistente istruttore, come l’istruttore, devono trasmettere un’arte perchè il karate è un’arte marziale. Secondo il mio modo di vedere l’allenamento, in base a come mi è stato insegnato, la pratica del karate deve essere caratterizzata da allenamenti duri e pesanti, quasi condotti al limite, perchè solo cosi gli allievi potranno esprimersi al massimo e raggiungere e superare ogni volta il proprio limite. Questo tipo di allenamento potrà essere fatto dopo un certo tempo di pratica, ogni atleta avrà il suo soggettivo sviluppo, sia fisico che mentale, e sarà a questo punto che, singolarmente, l’allievo dovrà spingere se stesso “oltre”, “al di là”, per poter migliorare. La fatica fisica si riflette inesorabilmente sulla tranquillità interiore, perchè durante l’allenamento di karate, il maestro deve essere all’altezza di saper insegnare a controllare la mente e così riuscire a non pensare permettendo cosi al corpo di imparare naturalmente il gesto senza nessun ostacolo o restrizione.
4. Quanto conta trovarsi bene all’interno di una palestra e quanto conta trovare un maestro con ancora lo spirito e la voglia di insegnare ?
Il karate è un’arte che va praticata singolarmente e quindi la palestra o le persone che la frequentano influenzano poco l’allenamento. Ciò nonostante, trovare un gruppo di amici con cui alla fine degli allenamenti e della fatica si possa scherzare e divertirsi ha una sua estrema importanza. E’ vero che ogni allievo deve percorrere la sua strada da solo ma è altrettanto vero che trovare dei veri amici con i quali potermi confrontare e condividere la stessa passione è fondamentale. Per quanto riguarda il maestro, è insito nella parola che deve avere la voglia di insegnare e di trasmettere ad altri quello che ha imparato, altrimenti è meglio che si faccia da parte perchè potrebbe solo danneggiare gli allievi.
5. Molte arti marziali, da subito, fanno combattere i principianti per far assaggiare il contatto fisico. Nel karate questo avviene gradualmente e con l’allenamento. Quale è la tua opinione su questi due diversi approcci ?
Anche nel karate qualche tempo fa si combatteva già da subito. Forse questo è cambiato perchè i karateki combattono senza protezioni e quindi non saper controllare un pugno sul viso o sul corpo vuol dire mandare l’avversario all’ospedale.
Nel karate si arriva gradualmente al combattimento nella sua più alta definizione perchè devono essere chiare le basi tecniche, la distanza, il controllo e il saper colpire l’avversario. A mio parere, l’importante all’inizio è imparare i fondamentali del combattimento e gradualmente e con il tempo arrivare al kumite libero in cui bisogna combattere senza paura e senza timore di far male all’avversario.