Il contatto non c’è, ma è presente.
Il karate è definito come arte marziale e, in periodo di Covid, sport da contatto con conseguente stop di tutte le attività, manifestazioni e quant altro. Chi ha potuto, ha proseguito con lezioni on line e da pochi giorni stanno riaprendo le palestre e Dojo per riprendere in presenza, sempre con distanza sicurezza e limitando(se non annullando) il contatto tra atleti.
L’assenza di contatto non deve far perdere al karateka il significato di quello che si pratica in palestra, non far deve perdere la voglia di imparare e di sudare solo perché non posso combattere o non posso dimostrare cosa so fare contro un avversario. Non è questo lo spirito, la funzione ed il significato di fare karate o di iniziare a praticare questa antica arte marziale. L’allenamento è la base di tutto, la ripetizione della tecnica, del kata, della posizione sono le fondamenta per iniziare a praticare e, con il tempo, molto tempo, comprendere le emozioni, le paure e le sensazioni che si sviluppano nella testa dell’atleta.
Le tecniche che vengono eseguite contro un avversario immaginario, le sequenze realizzate una dopo l’altra contro più avversari, la ripetizione dei gesti, delle parate, degli spostamenti dei piedi e delle gambe, l’esecuzione dei kata, l’atteggiamento che si deve avere da quando si entra nel Dojo. Tutto questo deve essere effettuato al 100% delle proprie possibilità, comprendendo e correggendo le situazioni che non sono corrette. L’atteggiamento deve essere concentrato e visualizzare un avversario come se fosse reale, come se ci fosse in gioco la nostra vita; in questo modo la nostra risposta e i nostri gesti saranno i più realistici possibile. Quando e se avrò assimilato la tecnica e l’atteggiamento giusto non mi serve avere un avversario di fronte da abbattere, perché sarò sempre pronto in caso di necessità. Dobbiamo considerare questa “riapertura” come un nuovo inizio per riportare il nostro corpo e la nostra mentalità sullo stesso piano, tornare ad essere un artista marziale. La frase “Il nostro primo avversario siamo noi stessi” è veritiera soprattutto in questa situazione di forzata difficoltà ed inattività, perché se non partiamo da noi stessi per riprendere, per ricominciare nel modo giusto, non lo farà nessun altro.