La cintura nera
Cintura nera. Chi pratica il karate sogna di arrivare a questo traguardo. Questo traguardo, una volta raggiunto, non è detto che qualifichi per forza l’allievo come un esperto di karate. Mi spiego.
La cintura nera è solo l’ultimo colore del sistema delle cinture, introdotto probabilmente per distinguere i vari livelli di apprendimento degli allievi. Non voglio sminuire niente e nessuno, ma chi raggiunge la cintura nera non è per forza un esperto di karate. Forse una volta era cosi perchè l’allenamento, la passione, le ore e ore di sudore e combattimento, i movimenti delle tecniche ripetute allo sfinimento, imprimevano negli allievi il senso della marzialità, il significato di cosa era ed è veramente FARE karate. Perchè è il fare ed il fare ancora che permette all’allievo, alla sua mente e al suo fisico di migliorare e di elevarsi.
Ai giorni nostri, soprattutto i giovani, si avvicinano al karate forse per poter rompere un mattone o un asse di legno o per poter dare un calcio a qualcuno senza motivo. Molti cominciano, ma durante il percorso che porta alla cintura nera molti lasciano la palestra perché, al giorno d’oggi, le distrazioni sono tante e soprattutto perché la passione per quello che si fa, forse, non è forte. Ma sono soprattutto coloro che hanno raggiunto l’obiettivo(cioè la cintura nera)che poi abbandonano la palestra, oppure la frequentano sempre più di rado, ritenendo di essere arrivati e magari considerandosi degli esperti di karate. Queste persone non comprendono che la cintura nera non può essere considerato un arrivo, ma è un punto di partenza, è la consapevolezza di tutto l’allenamento fatto in precedenza: essere consapevoli di fare bene un calcio, di portare correttamente un pugno, di parare nel modo e tempo esatto…non è solo ricordarsi la sequenza della tecnica, è FARLA, eseguirla in maniera perfetta per poi poterla applicare al kata (combattimento di forma) o nel vero e proprio combattimento. Posso essere anche cintura nera, ma se vado a lezione o faccio allenamento 1 volta ogni due mesi, come posso considerarmi un karateka ? Sono valori difficili da comprendere e soprattutto da spiegare, ma chi pratica karate da tanti anni lo può capire: non basta solo frequentare le lezioni e ripetere le tecniche, non basta sudare 6 mesi e poi non andare più in palestra, non basta sentirsi forti, non basta dire di fare karate. L’importante è fare e comprendere il come ed il perché del fare.
Questo è solo il mio personale punto di vista, opinione del sottoscritto.
Oss !